LA SALUTE DEL LAGO È IL FUTURO DELLA VALLE
MARIO SUARDI • Una nuova visione dell’ambiente. Considerare anche la storia ALDO BELLINI • Il piano territoriale di sviluppo.
CLUADIA RATTI•Azioni condivise per cambiare paradigma.
DARIO FURLANETTO • Una ciclabile europea tra i gioielli della Valle.
MASSIMILIANO RUSSO •Passeggiare in sicurezza per contemplare il paesaggio. Un percorso condiviso per attrare il turismo internazionale.
MARTA PASINI • Valore alla vita del Lago di Endine: storia e sviluppi del progetto LIFE
MYRIAM PESENTI• Vivere il lago, per rinascere a filo d’acqua.
L’eco di Bergamo di giovedì 21 gennaio 2021 riporta un intervento dal titolo ‘Un maxiprogetto con passerella per il lago di Endine’ che dà notizia di un importante progetto avviato dai quattro comuni che occupano le sponde del lago. L’articolo fa riferimento ad una serie di interventi la cui realizzazione comporta un impegno economico di 11 milioni; tra questi si ricorda la riqualificazione del verde su tutto il perimetro, il completamente della ciclopedonale circumlacuale, il miglioramento dell’accessibilità a lago e in particolare una passerella ‘per camminare sulle acque del lago’ tra Spinone e Monasterolo.
E’ convinzione diffusa che il lago di Endine richieda un intervento importante in tutti gli ambiti della sua condizione naturalistica ed antropica; da anni i sindaci sono informati e consapevoli dello stato di peggioramento della qualità delle acque. E’ evidente l’espansione delle idrofite che stanno occupando vaste superfici, radicandosi a profondità fino ad ora mai registrate. Sebbene non siano state approfondite le cause del fenomeno si possano sottolineare fattori convergenti quali la mancata immissione dei previsti 100 l/s di acqua fresca e ossigenata nella parte iniziale del lago, la subsidenza del collettore dove appoggia in aree limose, la mancata verifica sul comportamento degli sfioratori in occasione di piogge intense, la mancata rimozione del tubo fognario subacqueo tra Pura e Ranzanico. Per chiarire il fenomeno serve ovviamente una indagine scientifica approfondita, propedeutica a qualsiasi intervento.
Il nuovo progetto affronta questa emergenza?
Da quanto pubblicato nell’articolo su L’Eco di Bergamo si ricava che viene modificata del tutto l’accessibilità al perimetro lacuale ampliando la fascia antropizzata con sovraccarico di strutture poco idonee a mantenere l’equilibrio dei molteplici ambienti che ancora conservano una discreta naturalità. E’ chiaro che una pista ciclopedonale, che si svolge su tutto il perimetro lacustre a poca distanza dall’ambiente acqueo, rappresenta una forte antropizzazione delle rive in grado di sottrarre al lago quella caratteristica che ne fa un ambiente di interesse non solo locale. La strategia dei comuni sembra rivolta prevalentemente a garantire quel tipo di fruizione festiva che vede un accumulo di persone assiepate sul perimetro lacustre per il passeggio domenicale, non turisti certo, ma persone in cerca di un momento di pausa, che spesso portano alle comunità locali problemi di gestione per il sovraccarico di traffico, occupazione inappropriata di spazi o l’accumulo di rifiuti, non certo i vantaggi del cosiddetto turismo. A prima vista il progetto può sembrare un approccio futuribile, idoneo a offrire un salto di qualità al territorio locale; in realtà si presenta come una mera operazione urbanistica, sul modello di tanti interventi del passato, che non pone al centro la condizione ambientale, componente essenziale, ma qui relegata alle ultime posizioni dell’alfabeto progettuale.
Emergono evidenti criticità che, seppure in attesa di una più approfondita valutazione, è necessario sottolineare.
In primo luogo si pone la sopravvivenza e il miglioramento di un ecosistema lacustre nella sua globalità che coinvolge il bacino idrico, le sponde, gli afflussi idrologici e i depositi dei torrenti, la presenza di una notevole popolazione anfibia (Bufo bufo e altre specie), flora e fauna; per contro il progetto intravisto sembra privilegiare la visibilità architettonica non avendo i presupposti per comprendere nel proprio programma la componente naturale, ossia l’attenzione alla condizione coevolutiva tra specie umana e natura.
E’ necessario che le comunità locali e i comuni che le rappresentano assumano delle responsabilità sull’ecologia del lago per garantire l’equilibrio delle componenti fisiche e biochimiche, come già posto in evidenza da pregiati interventi dell’Università La Bicocca e dall’Istituto Idrobiologico di Pallanza, ora CNR, al fine di garantire il mantenimento della risorsa. Pertanto questo gradino risulta preliminare o quantomeno contestuale a ulteriori interventi progettuali.
La compresenza di un percorso pedonale e di uno ciclabile, che non si comprende se riassumibili nel medesimo sedime, porta ad un appesantimento della modesta fascia perilacustre, prevalentemente occupata da vegetazione e da ecosistemi di pregio. Se fosse ipotizzato un doppio nastro artificiale, realizzato tra la viabilità attuale e la riva lacustre, ne deriverebbe un evidente sovraccarico artificiale che limita sempre più la persistenza di una qualche naturalità lungo questa fascia.
Viene poi dimenticata la valutazione, già in fase progettuale, di un tracciato ciclabile internazionale, la ciclovia Monaco-Milano, il cui tracciato va a scorrere sulla sponda sinistra del lago e che utilizza in buona parte una viabilità storica, mentre la progettazione in atto risulta ubbidiente ad una mera logica localistica, estranea a quello sviluppo turistico che viene peraltro proclamato ad ogni passo.
Si propone una passerella tra Spinone Monasterolo, che scorra a pelo d’acqua, in grado di interrompere il flusso tra la parte alta del lago e il bacino di Spinone, creando anche una alterazione paesaggistica non banale; forse le immagini del Lago d’Iseo, oggetto della passerella di Christo, può aver suggestionato alcuni operatori, senza avere colto che la forza della passerella tra Sulzano e Montisola risiedeva nella sua provvisorietà e labilità. Sembra piuttosto che raggiungere una veloce connessione tra Spinone e Monasterolo sia un bisogno impellente che giustifichi un pesante intervento sul bacino, improponibile sia in chiave ecologica che economica e nella gestione dei movimenti sul lago.
L’idea che spinge gli amministratori locali è la visione di una economia turistica quale destino e vocazione della Valle Cavallina. Da quasi un secolo si ripete questo refrain senza approfondire le condizioni necessarie per realizzare una tale idea di sviluppo e senza aver prodotto fino ad ora esiti interessanti; in passato, seguendo la medesima idea, le amministrazioni e gli operatori locali hanno sovraccaricato il bacino idrografico del lago di seconde case ottenendo il risultato di incrementare gli svantaggi per i residenti stabili del territorio e un forte degrado urbanistico. Si continua a ripetere che per avere il turismo sia necessario trasformare il lago in un luna park, seguendo una visione che appartiene ad un’epoca del passato e dimenticando che l’attrattività del territorio comprendo un elenco esteso di voci che per ora la Valle non risulta in grado di promuovere, al primo punto dei quali si colloca la qualità ambientale. Una visione volta al passato non può essere in grado di offrire al territorio quelle opportunità che giustifichino la permanenza e la crescita della popolazione in equilibrio con il territorio di appartenenza.
Mario Suardi-C.C.V.C
L’eco di Bergamo di giovedì 21 gennaio 2021 riporta un intervento dal titolo ‘Un maxiprogetto con passerella per il lago di Endine’ che dà notizia di un importante progetto avviato dai quattro comuni che occupano le sponde del lago. L’articolo fa riferimento ad una serie di interventi la cui realizzazione comporta un impegno economico di 11 milioni; tra questi si ricorda la riqualificazione del verde su tutto il perimetro, il completamente della ciclopedonale circumlacuale, il miglioramento dell’accessibilità a lago e in particolare una passerella ‘per camminare sulle acque del lago’ tra Spinone e Monasterolo.
E’ convinzione diffusa che il lago di Endine richieda un intervento importante in tutti gli ambiti della sua condizione naturalistica ed antropica; da anni i sindaci sono informati e consapevoli dello stato di peggioramento della qualità delle acque. E’ evidente l’espansione delle idrofite che stanno occupando vaste superfici, radicandosi a profondità fino ad ora mai registrate. Sebbene non siano state approfondite le cause del fenomeno si possano sottolineare fattori convergenti quali la mancata immissione dei previsti 100 l/s di acqua fresca e ossigenata nella parte iniziale del lago, la subsidenza del collettore dove appoggia in aree limose, la mancata verifica sul comportamento degli sfioratori in occasione di piogge intense, la mancata rimozione del tubo fognario subacqueo tra Pura e Ranzanico. Per chiarire il fenomeno serve ovviamente una indagine scientifica approfondita, propedeutica a qualsiasi intervento.
Il nuovo progetto affronta questa emergenza?
Da quanto pubblicato nell’articolo su L’Eco di Bergamo si ricava che viene modificata del tutto l’accessibilità al perimetro lacuale ampliando la fascia antropizzata con sovraccarico di strutture poco idonee a mantenere l’equilibrio dei molteplici ambienti che ancora conservano una discreta naturalità. E’ chiaro che una pista ciclopedonale, che si svolge su tutto il perimetro lacustre a poca distanza dall’ambiente acqueo, rappresenta una forte antropizzazione delle rive in grado di sottrarre al lago quella caratteristica che ne fa un ambiente di interesse non solo locale. La strategia dei comuni sembra rivolta prevalentemente a garantire quel tipo di fruizione festiva che vede un accumulo di persone assiepate sul perimetro lacustre per il passeggio domenicale, non turisti certo, ma persone in cerca di un momento di pausa, che spesso portano alle comunità locali problemi di gestione per il sovraccarico di traffico, occupazione inappropriata di spazi o l’accumulo di rifiuti, non certo i vantaggi del cosiddetto turismo. A prima vista il progetto può sembrare un approccio futuribile, idoneo a offrire un salto di qualità al territorio locale; in realtà si presenta come una mera operazione urbanistica, sul modello di tanti interventi del passato, che non pone al centro la condizione ambientale, componente essenziale, ma qui relegata alle ultime posizioni dell’alfabeto progettuale.
Emergono evidenti criticità che, seppure in attesa di una più approfondita valutazione, è necessario sottolineare.
In primo luogo si pone la sopravvivenza e il miglioramento di un ecosistema lacustre nella sua globalità che coinvolge il bacino idrico, le sponde, gli afflussi idrologici e i depositi dei torrenti, la presenza di una notevole popolazione anfibia (Bufo bufo e altre specie), flora e fauna; per contro il progetto intravisto sembra privilegiare la visibilità architettonica non avendo i presupposti per comprendere nel proprio programma la componente naturale, ossia l’attenzione alla condizione coevolutiva tra specie umana e natura.
E’ necessario che le comunità locali e i comuni che le rappresentano assumano delle responsabilità sull’ecologia del lago per garantire l’equilibrio delle componenti fisiche e biochimiche, come già posto in evidenza da pregiati interventi dell’Università La Bicocca e dall’Istituto Idrobiologico di Pallanza, ora CNR, al fine di garantire il mantenimento della risorsa. Pertanto questo gradino risulta preliminare o quantomeno contestuale a ulteriori interventi progettuali.
La compresenza di un percorso pedonale e di uno ciclabile, che non si comprende se riassumibili nel medesimo sedime, porta ad un appesantimento della modesta fascia perilacustre, prevalentemente occupata da vegetazione e da ecosistemi di pregio. Se fosse ipotizzato un doppio nastro artificiale, realizzato tra la viabilità attuale e la riva lacustre, ne deriverebbe un evidente sovraccarico artificiale che limita sempre più la persistenza di una qualche naturalità lungo questa fascia.
Viene poi dimenticata la valutazione, già in fase progettuale, di un tracciato ciclabile internazionale, la ciclovia Monaco-Milano, il cui tracciato va a scorrere sulla sponda sinistra del lago e che utilizza in buona parte una viabilità storica, mentre la progettazione in atto risulta ubbidiente ad una mera logica localistica, estranea a quello sviluppo turistico che viene peraltro proclamato ad ogni passo.
Si propone una passerella tra Spinone Monasterolo, che scorra a pelo d’acqua, in grado di interrompere il flusso tra la parte alta del lago e il bacino di Spinone, creando anche una alterazione paesaggistica non banale; forse le immagini del Lago d’Iseo, oggetto della passerella di Christo, può aver suggestionato alcuni operatori, senza avere colto che la forza della passerella tra Sulzano e Montisola risiedeva nella sua provvisorietà e labilità. Sembra piuttosto che raggiungere una veloce connessione tra Spinone e Monasterolo sia un bisogno impellente che giustifichi un pesante intervento sul bacino, improponibile sia in chiave ecologica che economica e nella gestione dei movimenti sul lago.
L’idea che spinge gli amministratori locali è la visione di una economia turistica quale destino e vocazione della Valle Cavallina. Da quasi un secolo si ripete questo refrain senza approfondire le condizioni necessarie per realizzare una tale idea di sviluppo e senza aver prodotto fino ad ora esiti interessanti; in passato, seguendo la medesima idea, le amministrazioni e gli operatori locali hanno sovraccaricato il bacino idrografico del lago di seconde case ottenendo il risultato di incrementare gli svantaggi per i residenti stabili del territorio e un forte degrado urbanistico. Si continua a ripetere che per avere il turismo sia necessario trasformare il lago in un luna park, seguendo una visione che appartiene ad un’epoca del passato e dimenticando che l’attrattività del territorio comprendo un elenco esteso di voci che per ora la Valle non risulta in grado di promuovere, al primo punto dei quali si colloca la qualità ambientale. Una visione volta al passato non può essere in grado di offrire al territorio quelle opportunità che giustifichino la permanenza e la crescita della popolazione in equilibrio con il territorio di appartenenza.
Mario Suardi-C.C.V.C